Mercoledì 27 maggio in Piazza Dante, a Verona, si è verificato un fatto vergognoso e inaccettabile.
Sono le 22.00. Come ogni mercoledì da un po’ a questa parte, la piazza si riempie di vita. Ragazze e ragazzi, cittadine e cittadini, turisti e passanti si incrociano e spontaneamente si fermano in piazza a bersi una birretta, fare due chiacchere, suonare, cantare. Vuoi per la pioggia del pomeriggio che ha impigrito qualcuno, vuoi per la partita in champions league, c’è un po’ meno gente del solito: siamo poco più di un centinaio di persone. Come sempre l’atmosfera è bella rilassata.
Verso le 23.45 si presentano in piazza quattro volanti della polizia municipale per identificare e sanzionare due ragazzi che a quell’ora stavano suonando il tamburo. Dopo qualche minuto di accesa discussione, la situazione torna tranquilla. Parte spontanea una colletta per aiutare i due a coprire la cifra necessaria al pagamento della multa. Qualcuno commenta ironicamente l’intervento degli agenti, altri chiaccherano sereni ignorandone la presenza, altri disegnano con i gessetti colorati. La tensione sfuma velocemente e tutto torna tranquillo. Nonostante questo le quattro volanti rimangono accampate nella piazza per altri quaranta minuti. Motore acceso, fari puntati. Ai lati gli agenti camminano avanti e indietro nervosamente. Con loro a monitorare la situazione, sono presenti vicequestore, vice capo della digos, un numero imprecisato di agenti con ricetrasmittenti e telecamere. Alla crescente curiosità di qualche ragazzo che li interroga sul senso della loro presenza, un vigile si decide a rispondere: "Questi sono gli ordini; nel caso siamo pronti a caricare". La voce rimbalza nella piazza ma pare una semplice provocazione. Nessuno gli da più di tanto peso. E’ "normale".
Qualche minuto dopo, succede qualcosa che ha dell’incredibile. Attorno alla 00.30 dalla loro postazione si sganciano, guanti alle mani, 6/7 vigili guidati dal vice comandante. Si dirigono decisi verso un angolo della piazza dove si scopre che un "criminale" sta strimpellando una chitarra in compagnia di un amico. Tanto è il frastuono che nessuno in piazza se ne è praticamente accorto. Ma gli agenti proseguono implacabili e minacciosi accerchiano il ragazzo che accortosi del loro arrivo, sbalordito, prontamente smette di suonare.
Ecco applicata l’ordinanza con la quale il sindaco vieta l’uso di strumenti musicali dopo le 22.00. Davanti a tutte e tutti si concretizza l’assurdità di un provvedimento che in nome della quiete pubblica va a colpire un ragazzo che certo non sta disturbando nessuno, tanto che il suono della sua chitarra è coperto dalle chiacchere della piazza. Spontaneamente, qualche amico gli si avvicina per capire cosa sta succedendo. I vigili si fanno subito minacciosi chiedendo i documenti a chiunque rivolga loro la parola. Molti chiaramente si rifiutano di farlo non ritenendo loro imputabile alcuna infrazione. Non hanno fatto nulla di più che qualche domanda. Di punto in bianco gli agenti, tenendo il musicista stretto in una morsa, iniziano a spintonare per liberarsi dal capannello di amici e curiosi che gli si è creato attorno ed avvicinarsi alle volanti. Qualcuno viene scaraventato a terra tra le proteste dei più. E’ il caos.
Questione di un minuto da dietro la prefettura arrivano in Piazza Dante 3/4 camionette della celere e una macchina dei carabinieri, che evidentemente aspettavano il segnale posizionate nelle vicinanze. Dalle camionette scendono con casco e manganello in mano una decina di celerini che subito si lanciano verso i colleghi della municipale menando a casaccio. Nella piazza è il panico, si alzano grida di paura e denuncia. Si cerca di capire se c’è finito di mezzo l’amico, l’amica. Si grida: "vergogna!" Celere e vigili trascinano dietro le volanti due ragazzi, due studenti. Uno di questi viene colpito più volte al costato, al viso, strattonato per i capelli, sbattuto a terra ed infine caricato su una volante per essere accompagnato, insieme all’altro, in questura. Il tutto è testimoniato dalle decine di persone presenti ed è ben documentato nelle foto e nei diversi video che sono stati girati. Sul momento non viene resa nota alcuna imputazione. Una ragazza piange. Uno dei due è il suo ragazzo. Non la lasciano avvicinarsi. Davanti a lei una fila di celerini, vigili ed agenti della digos.
In piazza sono tutti scioccati per quello che hanno visto davanti ai loro occhi. Una cinquantina decidono di partire insieme a piedi e raggiungere la questura. Ad aspettarli è schierata una fila di celere. Sono ormai le 2.00. La situazione è surreale. Arrivano altri ragazzi a portare la loro solidarietà. Voci danno per imminente la liberazione dei due. Sono accusati di resistenza a pubblico ufficiale con aggravante e rifiuto di fornire i documenti, sempre con aggravante.
Dopo circa una mezzora gli amici possono finalmente riabbracciarli. Uno ha addosso tutti i segni delle percosse: la schiena e il costato segnati dai lividi, un occhio gonfio, un evidente "buco" nella testa causato dallo strappo di qualche ciocca di capelli.
Pensiamo che queste cose non possano accadere in un Paese che si dice libero. Ci sembra chiaro che nella nostra città in particolare ci sia un’emergenza democratica. Non permetteremo che cose simili accadano nuovamente.
Ivitiamo tutte e tutti a partecipare questo sabato, 30 Maggio ad una manifestazione, un presidio rumoroso, assordante, in Piazza Dante per denunciare pubblicamente la violenza fisica e psicologica subita gratuitamente da molti giovani studenti e cittadini mercoledì sera, l’increscioso comportamento delle forze dell’ordine, e portare alla luce l’assurdità di una politica cieca, aggressiva, autoritaria.
PER DIFENDERE UNO SPAZIO DI SOCIALITA’, DI CONFRONTO, DI COLORE, DI VITA. PER CONDANNARE AUTORITARISMO E REPRESSIONE. PER ROMPERE CON LA MUSICA IL SILENZIO A CUI SI VUOLE RIDOTTA OGNI FORMA DI ESPRESSIONE E DISSENSO IN QUESTA CITTA’.
SABATO 30 MAGGIO ORE 17.00
TUTTE E TUTTI IN PIAZZA DANTE
Musicisti, ballerini, giocolieri, liberi cittadine e cittadini, ragazze e ragazzi, studentesse e studenti, nonnine e nonnini, mamme, papà, bambini, bambine: rispondiamo uniti, insieme alla scura deriva sociale e culturale a cui i politicanti di questa città ci stanno trascinando.
Portiamoci il tamburo, la chitarra, l’arpa, la tromba, la fisarmonica, il violino, pentole e coperchi, campanellini, uno strumento qualsiasi. Andiamo a suonare e gridare la nostra indignazione e la nostra rabbia in piazza.
Butele e Butei in direzione ostinata e contraria.
"Con il suono delle dita si combatte una battaglia
che ci porta sulle strade della gente che sa amare"
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