Il vicino è mio amico.

Alessia, una cittadina giornalista di professione che abita in prossimità di Piazza Dante, ci ha fatto arrivare questa mail, pubblicata qualche giorno fa su L’Arena. Qui sotto la nostra risposta.


Ciao Alessia.
Chiariamo subito una cosa. In Piazza Dante non c’e’ nessun "noi", nessuna formale identità di gruppo o politica, come in una qualsiasi piazza. Ci sono singoli cittadine e cittadini che si incontrano casualmente. Non c’e’ nessun portavoce e nessun responsabile, questo stesso blog non ha la presunzione di rappresentare nessuno, vuole solo fornire degli spunti di riflessione e farsi luogo di discussione attorno alla questione dei divieti.
Ti sembrerebbe plausibile mettersi a cercare tra i passanti il responsabile di quello che accade in una qualsiasi altra piazza, in un qualsiasi altra strada e addebitargli l’eventuale maleducazione di qualcuno? Ognuno risponde di quello che fa. La questione è così semplice e banale che risulta stupido porsela. E’ chiaro che nel caso di Piazza Dante si sta cercando di buttarla in polemica, di trovare un capro espiatorio, un soggetto "politico" a cui addebitare responsabilità che non ha e non può avere.

Se qualcuno non capisce quando è l’ora di smettere di suonare il tamburo, non spetta certo a chi frequanta la piazza andare ad intimargli di farlo. Se arrivano i vigili a sanzionarlo per disturbo alla quiete pubblica, nessuno ha niente da ridire. E’ giusto che risponda del suo comportamento scorretto. Le volte che è intervenuta la forza pubblica ad identificare chi suonava le percussioni dopo la mezzanotte nessuno in piazza ha mosso un dito. Nessuno ha reclamato niente. Nessuno ha protestato. Le settimane successive gli stessi ragazzi si sono presentati senza strumento.

Quello che prevede l’ordinanza del sindaco è radicalmente diverso. Sulla base di un’analisi piuttosto grossolana del problema, impone una nuova norma secondo cui sono da sanzionare anche un ragazzo o una ragazza che strimpellano tranquilli la chitarra con un po’ di amici attorno, indipendentemente dal fatto che stiano recando disturbo o meno. L’ennesimo pasticcio di analfabetismo e autoritarismo, questa volta con il pretesto di salvaguardare il tuo diritto al riposo.

Crediamo sia principalmente attraverso l’educazione, la cultura della socialita’ e del rispetto che si cresce e si impara la convivenza. Non attraverso i divieti. Lo dimostra il gesto volontario dei ragazzi e delle ragazze che prima di tornarsene a casa, aiutano a ripulire, si portano via il sacchetto con l’immondizia differenziando pure la raccolta, nel rispetto della piazza e dell’ambiente. Questo comportamento, non è il risultato di qualche legge repressiva o di qualche formula magica, ma della sensibilizzazione positiva data dal buon esempio, dall’entusiasmo collettivo per una forma di socialità nuova per la città, aperta, libera da barriere di qualsiasi tipo. Di questo però sui giornali non se ne parla. Tutto deve essere ridotto ad una questione di ordine pubblico, sicurezza, decoro per dar fiato alla crociata autoritaria del cittadino veronese per bene, contro gli sbandati, i fannulloni, i bonghisti, il nemico pubblico di turno.

Ti invitiamo a passare dalla piazza mercoledì prossimo e venire a farti due chiacchere. Ti renderai perfettamente conto di come stanno le cose. Nessuna forzatura, nessun ostentato atteggiamento di rottura. Volendo, potrai parlare in prima persona con chi vedrai suonare e magari spiegargli, con calma, la tua situazione, invitandolo a non andare oltre un certo orario. Dove manca l’umana comprensione, solo allora, è ragionevole l’intervento della forza pubblica.

Butele e butei..
in direzione ostinata e contraria..

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